Da alcuni anni a questa parte, il mercato enologico italiano ha visto emergere un nuovo prodotto: il vino naturale. Si tratta di un tipo di vino dalle caratteristiche molto particolari per il quale, però, non esiste ancora una precisa regolamentazione normativa. Anche per questo, non è semplice definire cosa sia e quali differenze lo separino dal vino biologico o da quello biodinamico. Ad ogni modo, esistono sia associazioni di produttori sia negozi online, come ad esempio greenwine.it, che offrono ai potenziali clienti la possibilità di orientarsi all’interno di un segmento del mercato vinicolo in rapida e costante espansione.
Contenuti
Cos’è un “vino naturale”
La definizione di “naturale”, in relazione a questo tipo di vino, deriva da diversi aspetti del processo di vinificazione. Anzitutto, il vino naturale nasce da un particolare tipo di vigna, che si caratterizza per l’ampia biodiversità e il mancato utilizzo di prodotti chimici (come ad esempio pesticidi e diserbanti): il principio alla base di questo genere di coltivazione è quello per cui la presenza di una gran varietà di piante (erbe spontanee, fiori, arbusti e altre specie che appartengono alla flora locale) consenta alla vigna di crescere in maniera naturale e, al contempo, protegga il suolo, evitandone l’impoverimento. In tal modo, da una vigna naturale si ottengono uve altrettanto naturali che, durante la fase di raccolta – effettuata rigorosamente a mano – possono essere selezionate, al fine di destinare al processo di vinificazione solo i grappoli migliori.
La maggiore differenziazione rispetto ad altri prodotti enologici si concretizza però in cantina. Il trattamento dei derivati dell’uva, infatti, è regolamentato in maniera piuttosto blanda: in altre parole, anche i vini biologici e biodinamici possono essere “corretti” una volta che l’estratto dei grappoli arriva nei dispositivi di fermentazione. Nei vini naturali, l’unica “addizione” ammessa è quella della solforosa, un conservante che serve anche a stabilizzare il prodotto: nei vini industriali la quantità di questa sostanza può arrivare ad essere cinque volte superiore rispetto a quella presente nei vini naturali.
Le caratteristiche del vino naturale
Le caratteristiche organolettiche di un vino naturale derivano direttamente dalle tecniche di vinificazione impiegate per ottenerlo. La biodiversità della vigna contribuisce in maniera sensibile al recupero delle qualità “locali” del vino, implementando una sorta di specializzazione del prodotto che assume caratteristiche pressoché uniche. Altro elemento di forte impatto è la modalità di fermentazione: i vini naturali vengono lasciati a “maturare” in botti di legno – meglio se locale – che conferiscono al prodotto note aromatiche molto particolari.
Pertanto, anche se non esiste (per ora) una regolamentazione di riferimento – e ciò rende i vini naturali di non facile riconoscimento – i vini naturali si possono distinguere in base alle caratteristiche organolettiche e strutturali. Poiché nella maggior parte dei casi si tratta di prodotti non filtrati – se non attraverso tecniche naturali e non invasive – che nel calice o nel bicchieri possono presentare un colore molto più intenso e vagamente opaco. Anche la presenza di residui può essere un indicatore di “naturalità”.
Per quanto riguarda il consumo, i vini naturali possono essere considerati più salutari rispetto a quelli industriali: l’assenza di solfiti e conservanti (e di prodotti chimici in generale), rende il prodotto non solo più pregiato dal punto di vista organolettico ma anche più digeribile; ciò vuol dire che se ne può bere un po’ di più (senza esagerare, perché si tratta pur sempre di alcool) senza risentirne in maniera particolare. I vini naturali possono essere facilmente integrati nella propria dieta – in maniera morigerata ed a seconda delle proprie necessità alimentari – al posto di quelli industriali: la spesa sarà leggermente maggiore ma con la certezza di portare in tavola un prodotto in grado di coniugare gusto e qualità.