Molto spesso il termine “fobia” viene confuso con “paura”, ma in realtà i due concetti sono piuttosto diversi. Essere colpiti da una fobia non vuol dire semplicemente avere timore di qualcosa: si viene colti da un terrore estremo e irrazionale, che impedisce anche di compiere i gesti più comuni, di muoversi e di parlare.
La fobia è una vera e propria patologia, connessa al disturbo d’ansia. La sensazione di panico è quasi sempre sproporzionata rispetto all’evento, alla cosa o alla persona che la causa. Chi si rende conto di soffrire di questa problematica dovrebbe cercare aiuto quanto prima: non bisogna vergognarsi di chiedere il supporto di un professionista, che elaborerà un percorso terapeutico su misura in base alle circostanze.
È importante trovare il giusto psicoterapeuta se questa condizione diventa tanto invalidante da influire sulle attività quotidiane. Molti cadono nel cosiddetto evitamento: fuggono, cioè, tutti i contesti che potrebbero scatenare la fobia. Ciò è deleterio, in quanto più che altro si dovrebbe risalire alle radici del fenomeno per estirparle – per assumere atteggiamenti più funzionali e razionali, e per riprendere in mano le redini della propria esistenza.
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Fobie e categorie
Dopo aver chiarito cosa sono le fobie, è opportuno distinguere quelle generalizzate e quelle specifiche. Le prime sono legate a una situazione generica, come trovarsi in uno spazio aperto (agorafobia) o a contatto con la gente (fobia sociale); le seconde dipendono da elementi particolari, che possono essere animati oppure inanimati.
Consideriamo, per esempio, la fobia degli animali: insetti, ragni, cani, topi, uccelli e così via. Queste, con ogni probabilità, sono tra le più frequenti. Vi sono, poi, le fobie delle manifestazioni naturali, come i terremoti, i temporali ecc. La fobia dell’acqua è l’idrofobia, quella del buio è la scotofobia, e chi più ne ha più ne metta.
C’è chi ha paura di volare o di viaggiare in auto, di prendere l’ascensore oppure di attraversare un tunnel. Abbastanza diffusa è anche la fobia delle ferite, o del sangue (emofobia).
Una categoria a sé stante è costituita da coloro che sono spaventati dalle malattie. Gli ipocondriaci arrivano addirittura a percepire nel proprio corpo dei sintomi che non ci sono. Esistono anche individui che provano orrore di fronte a parti del proprio fisico, che identificano come ripugnanti (in questo caso si parla di dismorfofobia).
L’elenco è potenzialmente molto lungo. Diciamo che c’è una fobia per tutto!
Fobie e campanelli d’allarme
Vi sono dei segnali che non bisogna ignorare, soprattutto se si ripetono con regolarità.
Al di là dell’oggetto, la fobia comporta dei campanelli d’allarme: battito del cuore che accelera improvvisamente, sudorazione intensa, vertigini e perdita di equilibrio. A volte si verificano nausea ed emicranie, altre volte la pelle si arrossa e si irrita. Non mancano quasi mai il tremore che invade le membra dalla testa ai piedi, e la spossatezza alla fine dell’episodio fobico.
Questi indizi si accompagnano ad altri di natura psicologica: si può avere una percezione alterata della realtà, e anche del proprio stesso organismo. Non di rado, come già detto, si tende a evitare ciò che fa paura – con conseguenze negative per la vita sociale, per le relazioni private e professionali, per gli impegni e per il tempo libero.
Il soggetto, magari, capisce anche che il suo stato di panico è eccessivo e che quello che teme non può davvero fargli del male, ma la fobia è irrazionale. La minaccia, sul momento, è concreta: tanto da spingere a rinunciare a occasioni lavorative, a controlli medici (come quelli che implicano aghi e siringhe), a una serie di opportunità.
La cura delle fobie
Avete compreso, dunque, cosa sono le fobie e come si mostrano; ma come si svolge il trattamento?
In molte circostanze si consiglia la psicoterapia, in particolare l’approccio cognitivo-comportamentale. Lo scopo è individuare i modi di fare disfunzionali, quelli che alimentano la patologia, ed eliminarli gradualmente.
Una strategia efficace è l’esposizione lieve agli stimoli che determinano la fobia. Si inizia con riferimenti alla lontana, per indurre l’abitudine e limitare man mano le manifestazioni dell’ansia. In termini semplici, si mira a rendere l’oggetto “neutro”, uguale a tutte le altre cose, seduta dopo seduta.
Altre tecniche possono includere l’utilizzo di un diario per monitorare la condizione, o anche l’adozione di metodi di rilassamento corporeo. Il tutto varia in base al paziente e alla formazione dello psicoterapeuta. Le fobie più invalidanti potrebbero richiedere anche dei medicinali ansiolitici.
L’importante è non sottovalutare i sintomi, e non provare imbarazzo nel chiedere il sostegno di un esperto. Confidatevi anche con i vostri cari, con un familiare o con il partner. Le fobie sono autentici disturbi, tranquillamente curabili specialmente se colti in tempo. E non preoccupatevi se non vi sentite a vostro agio con il terapeuta, perché a volte è necessario cambiarne più di uno per trovare quello giusto!