L’ipertrigliceridemia è il disturbo che indica una quantità elevata di trigliceridi nel sangue. Causata da una serie di fattori di rischio è, a sua volta, causa di numerose patologie e malattie anche gravi, come malattie coronariche, fenomeni trombotici, infarto del miocardio. A seconda della gravità, che si ripartisce su tre livelli, è prevista una terapia farmacologica per contrastare l’eccessivo livello di trigliceridi nel sangue. Non si deve, però, commettere l’errore di ritenere sufficiente il farmaco prescritto. Infatti, la terapia per combattere i trigliceridi alti deve accompagnarsi all’adozione o al mantenimento di uno stile di vita sano e attivo che include una dieta bilanciata e varia e regolare attività fisica.
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I medicinali nella prevenzione dell’ipertrigliceridemia
I farmaci sono, spesso, necessari alla presenza di un quadro clinico che presenta fattori di rischio. La finalità della terapia è quella di prevenire la comparsa dell’ipertrigliceridemia e viene applicata in caso di valori anomali di colesterolo, di alterazioni della pressione sanguigna, soprattutto nei casi di vita sedentaria e sovrappeso. I farmaci, inoltre, riducono il rischio cardio-vascolare e sono maggiormente indicati per i pazienti che hanno familiarità genetica, i diabetici, i fumatori, chi soffre di cuore e chi consuma elevate quantità di alcol. Fanno parte della prevenzione, rispetto ad ogni malattia, le buone abitudini come: praticare con regolarità l’attività sportiva; consumare pasti non troppo abbondanti, meglio se 5 nell’arco della giornata, masticando bene ogni boccone; bere tanta acqua e assicurarsi di assumere la quantità necessaria di antiossidanti. Infine, è consigliabile limitare l’assunzione di grassi ma anche di zuccheri. Questi, infatti, se non consumati non vengono immagazzinati, ma trasformati in trigliceridi.
I farmaci nel controllo dei trigliceridi
I farmaci vengono utilizzati nel trattamento dell’ipertrigliceridemia, al fine di mantenere i livelli dei trigliceridi entro un range di valori normali. Spetta, in ogni caso, al medico di base individuare la categoria di farmaco più adatta, in relazione alle condizioni di salute del paziente e alla gravità del disturbo. In generale la terapia farmacologica può basarsi sui fibrati, più utilizzati in caso di familiarità alla malattia, sulle statine, utili per controllare i livelli di colesterolo “cattivo” nel sangue, i derivati dell’acido nicotinico, gli acidi omega-3 e i sequestranti degli acidi biliari. Per ottenere un risultato positivo, è necessario che la terapia farmacologica sia affiancata ad uno stile di vita sano, consigliato in ogni caso per aumentare il benessere e la qualità dell’esistenza.
I fibrati
I fibrati sono farmaci ipolipidemizzanti, usati nel trattamento dell’ipertrigliceridemia, e il loro principio attivo è l’acido carbossilico anfipatico. Sono molto utilizzati, soprattutto, quando il livello dei trigliceridi supera gli 885 mg/dl. I fibrati vengono spesso consigliati in associazione ad altri farmaci e, comunque, a coloro che risultano intolleranti alle statine, che rappresentano il trattamento preferenziale. Questo perché la loro assunzione ha ridotto gli eventi non fatali di infarto, ma non il tasso di mortalità. I fibrati, inoltre, hanno anche un effetto positivo sui livelli di colesterolo, contribuendo non tanto a ridurre quello “cattivo” ma ad aumentare quello “buono”. I principali tipi di fibrati sono i seguenti: clofibrato, fenofibrato, bezafibrato, gemfibrozil e ciprofibrato. Per quanto riguarda gli effetti collaterali, l’assunzione dei fibrati può generare disturbi gastrici e miopatia.
Le statine
Le statine sono farmaci che reprimono la sintesi del colesterolo endogeno e sono indicate per: ridurre i livelli di colesterolo “cattivo”; prevenire l’aterosclerosi nei soggetti a rischio; prevenire altre malattie cardio-vascolari come infarto e ictus e trattare l’ipertrigliceridemia lieve. Le statine possono essere costituite da numerosi principi attivi, che di seguito sono: atorvastatina, cerivastatina, fluvastatina, lovastatina, pravastatina, rosuvastatina e simvastatina. Di solito le statine sono ben tollerate, ma questo non significa che siano esenti dal produrre degli effetti collaterali. Infatti, le statine possono produrre un aumento delle transaminasi, portare disturbi muscolari come debolezza, crampi e mialgia e causare nausea e cefalea. Infine, le statine possono aumentare il rischio di insorgenza del diabete.
Derivati dell’acido nicotinico
Tali principi attivi svolgono un’importante funzione antiossidante e stabilizzante. Sono, inoltre, utilizzati come farmaci per il trattamento antinfiammatorio e per ridurre la sintesi di trigliceridi e di colesterolo, abbassandone sensibilmente i livelli. Per via degli effetti collaterali importanti, questi derivati non sono molto utilizzati se non in associazione con altri farmaci.
Composti degli acidi omega-3
Gli acidi omega-3 sono una categoria di acidi grassi essenziali, che possono essere utilizzati per trattare l’ipertrigliceridemia, in alternativa ai fibrati e anche l’iperlipidemia, in associazione alle statine.
Sequestranti degli acidi biliari
Questi componenti fanno parte di un gruppo di resine, che svolgono la funzione di legare alcuni componenti della bile nel tratto gastrointestinale. Sono noti come agenti ipolipemizzanti, con la principale finalità di ridurre il colesterolo. Consigliati nel caso di intolleranza alle statine, sono preferibilmente utilizzati in associazione con; colestipolo, colestiramina e coleselvam.
L’assunzione dei farmaci
I farmaci per il trattamento dell’ipertrigliceridemia si trovano in commercio nella forma di compresse o capsule, oppure in soluzione da utilizzare per le iniezioni. I farmaci per contrastare l’iperlipidemia devono sempre essere utilizzati dietro consiglio e prescrizione del medico e, ovviamente, attenendosi scrupolosamente alle indicazioni circa le modalità, le dosi e i tempi di assunzione. A seconda della tipologia, i farmaci per ridurre i trigliceridi possono dar luogo a diversi effetti indesiderati. I disturbi più frequenti si distinguono in varie categorie:
- disturbi gastrointestinali: disturbi addominali e intestinali che possono produrre nausea, vomito, diarrea, stipsi e gonfiore;
- disturbi muscolo-scheletrici: dolori muscolari e articolari;
Quelli meno frequenti, invece, sono
- disordini metabolici: disfunzioni epatiche e renali;
- disturbi neurologici: cefalea;
- disturbi muscolo-scheletrici: dolori muscolari e articolari.
Controindicazioni particolari sussistono per particolari tipologie di pazienti, per i quali è necessario prestare delle precauzioni ulteriori. Si tratta di gestanti e donne nel periodo dell’allattamento e pazienti asmatici, diabetici e sofferenti di nefropatie ed epatopatie.
Considerando che il livello normale dei trigliceridi nel sangue è inferiore a 150 mg/dl, la terapia farmacologica è consigliata certamente per valori superiori a 200 mg/dl. È molto importante trovare il farmaco giusto e quello che si può fare è adottare uno stile di vita che migliori la salute, riduca i fattori di rischio e renda più produttivi gli effetti del farmaco prescritto.