Economia della felicità: il nuovo modo di misurare il benessere di un paese o di un popolo

misurare il benessere di un popolo

Lo sai che la felicità non dipende dai soldi? Siamo abituati a vivere in un mondo fatto di efficienza, lavoro H24, massimizzazione dei profitti e adorazione del dio denaro ma, almeno stando alle ultime tendenze, il benessere che tanto cerchiamo, sembra non nascondersi solo nei soldi. È vero che il reddito, soprattutto negli ultimi anni segnati dalla crisi, è diventato un’ossessione per gran parte della popolazione, ma se ci mettessimo a misurare l’effetto che il denaro da al nostro benessere, rimarremmo stupiti dai risultati.

Non solo pil

Per anni l’indicatore più usato per misurare il benessere di un popolo degli stati del mondo, è stato il Pil, il prodotto interno lordo. Questo indicatore rispecchia la ricchezza monetaria di un paese e, stando alle credenze tradizionali in quanto a felicità, è stato spesso utilizzato anche come indicatore del benessere. Studi recenti hanno però dimostrato che essere felici è un compito molto più complesso di quello che si possa pensare. Per misurare la felicità con le tendenze attuali, si parte da un approccio multidimensionale che tiene conto di diversi fattori, non tutti legati esclusivamente al reddito. L’accesso alle risorse economiche non è quindi il solo fattore che influenze in positivo la nostra esistenza, ma ne esistono altri, che hanno a che fare con l’ambiente in cui si vive, l’istruzione che si riceve e l’intensità delle relazioni sociali che si riescono a stringere e mantenere all’interno della propria esistenza.

Il falso mito del lavoro

Lavorare è importante e lo sappiamo tutti. Senza un lavoro una persona non ha uno scopo, un ruolo sociale e non ha nemmeno un reddito per poter sostenere le spese necessarie alla sua sopravvivenza. Con gli anni è andato però a crescere un mito secondo cui chi lavora di più ha più soddisfazioni, più soldi e di conseguenza è più felice. Spesso però la realtà è ben diversa. Lavorare tutto il giorno, magari saltando anche i pasti e concedendosi a fatica un riposo settimanale, porta gli individui a dei livelli di stress che di sicuro non hanno niente a che fare con il benessere. Dobbiamo pensare anche che se tutte le ore del giorno sono occupate dal lavoro, non rimane tempo per godere della propria vita e dei propri rapporti sociali. Un giusto equilibrio tra occupazione e relax è la strada giusta per portare un individuo ad un livello ottimale di soddisfazione personale e di felicità.

La felicità nel mondo

Misurare la felicità e il benessere di un paese e del suo popolo è più difficile di quanto possa sembrare, soprattutto se si devono paragonare popolazioni con culture e valori diversi. Se ci pensiamo bene, quello che rendo felice un Finlandese, non è detto che renda felice anche un Greco, esattamente come la felicità di un Giapponese difficilmente si può paragonare a quella di un Brasiliano. Il senso di soddisfazione e appagamento che tutti noi ricerchiamo, è strettamente legato alla cultura in cui siamo immersi e in cui siamo cresciuti. Creare un indice di felicità omogeneo che possa essere utilizzato per paragonare il benessere dei vari paesi, non è quindi facile. I sociologi e gli economisti ci stanno comunque lavorando perché sono sempre più convinti che questa sia la direzione per misurare l’effettivo grado di soddisfazione delle popolazioni degli stati del mondo.

Misurare il benessere di un paese come l’Italia

Il nostro paese, si sa, è visto all’estero come uno dei posti più felici del mondo. Gli Italiani sono considerati dei veri e propri maestri nell’arte di godere della propria vita, ed effettivamente, l’attenzione che noi poniamo al tema, è alta e si può considerare anche all’avanguardia nel settore. L’Istat infatti, il nostro istituto nazionale di statistica, ha da qualche tempo creato un sistema di misura del benessere che mette in relazione diverse dimensioni tra cui, oltre al reddito compaiono la salute, la sicurezza, l’ambiente e l’istruzione. Grazie ai dati raccolti e alle elaborazioni statiche si riuscirà quindi, in breve tempo, a definire un indice di felicità che sia più vicino a noi, e che non prenda come unico valore di riferimento il denaro che, sebbene importante, non è di certo l’unica cosa che conta.

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