Parkinson: il volto di un antagonista smascherato da nuovi orizzonti scientifici

Parkinson

Parkinson è un antagonista dal volto mascherato, alquanto difficile da riconoscere. O meglio, diagnosticare. Già, perché il suo morbo si rivela una patologia neurodegenerativa. Dapprima, questa malattia affligge innanzitutto chi ne è affetto. Ed in secondo luogo, il morbo di Parkinson causa sofferenza anche a chi assiste le persone sofferenti.

Come si può correre ai ripari? Per smascherare l’intruso, si confida nella medicina. Sebbene non ci sia ancora una cura ben definita né definitiva, speranza è data da nuovi orizzonti scientifici. Ma prima di giungervi, cerchiamo di rispondere a dei quesiti essenziali. Ad esempio, cos’è il morbo di Parkinson? Chi colpisce? Quali sono i suoi sintomi? Si può fare prevenzione? Esiste una cura?

Questo approfondimento intende indagare le cause di questa malattia, facendo luce, al contempo sulle nuove terapie possibili. Il Parkinson è annoverato, purtroppo, tra le patologie che non lasciano scampo. Tuttavia, la scienza compie passi da gigante, pertanto una nuova realtà di benessere non è certamente da escludere.

Le informazioni qui trattate provengono dalla consultazione del sito web medico-scientifico Fondazione Veronesi. Allora, anticipato ciò, accomodiamoci per una lettura di sollievo.

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Parkinson: ecco svelata l’identità segreta dell’antagonista che fa tremare

Il Parkinson, come accennato, è una malattia che colpisce il cervello. Per l’appunto, essa è classificata tra quelle neurodegenerative. Da qui, tale patologia si evolve nel tempo, causando disagi e disturbi motori. Perché? Il Parkinson riesce ad uccidere i neuroni che trasmettono la dopamina, neurotrasmettitore responsabile dei movimenti.

Così, man mano che la malattia progredisce, la qualità della vita regredisce, in modo significativo. Poiché la quotidianità dei pazienti affetti si presenta priva di qualunque forma di autonomia. E di conseguenza, gli equilibri saltano. Chi si prende cura dei malati di Parkinson lo sa bene, purtroppo.

Quando esordisce la malattia? In caso di ereditarietà precoce, anche all’età di 20 anni. Mentre in altri casi, il Parkinson può manifestarsi a 68 anni per gli uomini e 70 anni per le donne. I problemi di salute, si sa, non guardano in faccia nessuno.

Parkinson: quali sono i sintomi dell’antagonista?

I sintomi del morbo di Parkinson somigliano a quelli di malattie minori, perciò possono essere fraintesi. Ma c’è un campanello d’allarme inequivocabile: le cadute troppo frequenti, anche in assenza di inciampi per ostacoli o distrazioni.

A queste, poi, seguono:

  • Tremore a riposo
  • Rigidità
  • Instabilità posturale
  • Rallentamento dei movimenti volontari
  • Perdita di controllo dei movimenti
  • Mancanza di coordinazione
  • Declino psichico-fisico.

Quindi, tutto ciò che prima era scontato, con il Parkinson non lo è più. Nemmeno i gesti più semplici. Ne consegue una costante frustrazione del soggetto colpito, che non accetta questa nuova condizione di vita. Soprattutto se si tratta di una persona molto attiva e solerte. E la frustrazione si riversa, ovviamente, su chi assiste il paziente. Personale medico e familiari per primi.

Il morbo di Parkinson si può prevenire?

Il morbo di Parkinson, nostro malgrado, è tra le malattie difficilmente diagnosticabili. Di conseguenza non si può fare prevenzione. Ciononostante, dalla nostra parte abbiamo strumenti diagnostici affidabili e precisi, al fine di riconoscere correttamente la patologia. Quali? Per accertarsi che si tratta del Parkinson, di solito, il gruppo medico è composto da esperti multidisciplinari.

Dopo primi colloqui con i dottori, si stabilisce il percorso diagnostico. Lo specialista di riferimento è naturalmente il neurologo, che prende in carico il paziente e lo segue costantemente. Come? Organizzando esami specifici, ossia:

  • Risonanza magnetica nucleare ad alto campo
  • PET cerebrale
  • Scintigrafia del miocardio.

Grazie all’ausilio di questi strumenti, diventa facile la diagnosi. In tal modo si escludono, con precisione, eventuali altre patologie altrettanto gravi e con sintomi simili.

Parkinson: la speranza di guarire nella burrasca fisica ed emotiva

La ricerca scientifica si impegna da sempre, ogni giorno, per trovare le cure a malattie insormontabili. Se per alcune che sembravano impossibili, la cura è stata trovata, allora lo stesso avverrà per il Parkinson. Anche se adesso c’è nebbia fitta e l’orizzonte non si vede.

Se diagnosticato allo stadio iniziale, il morbo di Parkinson si può rallentare grazie alla terapia farmacologica. Così il paziente può comunque condurre una vita senza stravolgimenti. Vi sono di pari passo, sia le cure fisioterapiche che quelle chirurgiche. Tutto dipende dal proprio quadro clinico.

Normalmente, il neurologo prescrive l’assunzione dei cosiddetti farmaci antiparkinsoniani. Scientificamente, essi sono denominati come levodopa e agonisti della dopamina. Dato che si cerca di giocare in anticipo sui tempi, tali sostanze farmacologiche hanno un duplice effetto. Da un lato esse aumentano il livello di dopamina necessaria, mentre dall’altro stimolano le aree cerebrali in cui agisce la dopamina.

Come per ogni terapia medicinale, anche per questa possono insorgere effetti collaterali, ossia:

  • Nausea
  • Vomito
  • Vertigini
  • Allucinazioni
  • Alterazioni dei movimenti.

Il morbo di Parkinson a metà strada tra sofferenza e nuovi orizzonti scientifici

Quando il morbo di Parkinson resiste alle terapie tradizionali, come si può intervenire? Se, una volta tentate tutte le strade conosciute, non ci sono risultati soddisfacenti, è possibile far breccia. In che senso? Apportando la dopamina direttamente al cervello.

La via non è priva di ostacoli. Tuttavia, essa resta praticabile. I ricercatori francesi hanno pensato ad una pompa, collocata nell’addome, che invia la dopamina al cervello tramite un catetere. Quest’invenzione permette di superare due ostacoli per il rifornimento di dopamina: la barriera gastrica e quella emato-encefalica.

Il cervello regna sovrano ed è lui a scrutare, selezionare e controllare tutte le funzioni vitali. Pertanto, occorreva ideare qualcosa che superasse i controlli doganali,senza rivelarsi una tecnica negativamente invasiva. Così, il fondamentale assorbimento di dopamina non viene limitato. Ed il paziente viene approvvigionato.

Il morbo di Parkinson culmina nel decesso, dopo un’estenuante sofferenza. I segnali preliminari sono le affezioni respiratorie sempre più acute ed aggressive. Le condizioni degenerano fin alla perdita di conoscenza del soggetto colpito. Una manifestazione che si verifica con una certa frequenza, prima di divenire irreversibile.

È naturale aver paura dell’ignoto. Poi, la sofferenza mette a dura prova chiunque. Nella frustrante rabbia burrascosa che coinvolge gli interessati, è bene tenere a mente una cosa importante: starsi accanto, accantonare eventuali rancori e dirsi in ogni occasione possibile tutto ciò che viene dal cuore. Non importa quanto ci si senta provati. Le emozioni vanno espresse, senza repressione alcuna. Il tempo è un dono prezioso. Non bisogna temerlo, ma diventarne amici. Buona salute.

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