Ti trovi in un vicolo chiuso? Affonda le tue radici e germoglierai come l’Hibaku jumoku

Vicolo chiuso

Vicolo chiuso. Queste parole risuonano in senso negativo. Di solito le incontriamo nel gergo stradale. E lì occorre semplicemente fare retromarcia, se abbiamo imboccato una strada senza via d’uscita, distrattamente.

Tuttavia, il vicolo chiuso appare anche nella vita, per simboleggiare una circostanza dalla quale non riusciamo ad uscire. Ma cosa significa trovarci bloccati? E perché gli ostacoli ci fanno sentire frustrati? In che modo è bene agire in tali contesti? Le domande che ci poniamo sono davvero tante. Nessuno vorrebbe vedersi privato della propria libertà.

Ebbene, noi intendiamo fornirti dei consigli utili ed incoraggianti sul vicolo chiuso. Sia se ti trovi in questa situazione sia se ti capitasse di vivere un momento difficile. Perciò niente paura. Ti invitiamo a germogliare con noi nella lettura di questo articolo.

Contenuti

Vicolo chiuso: cosa significa trovarci bloccati in una via apparentemente senza uscita?

“Non serve scappare per lasciarti il passato alle spalle. Ti basta muoverti.” – Slogan pubblicitario di un famoso marchio sportivo

La vita può sembrare un palcoscenico di frasi fatte. Ed è così anche nel vicolo chiuso. Ma dobbiamo ammettere che talvolta sono proprio tali espressioni a risollevarci il morale. Allora, cosa significa trovarci in una strada, all’apparenza, senza via d’uscita?

Vivendo capiamo una cosa, che già fatichiamo ad accettare. Quale? I cambiamenti improvvisi non preventivati. Non è vero? Ci costa ammetterlo. Eppure, quest’è la verità. Ma è anche il primo passo verso la giusta direzione. Quante volte ci troviamo di fronte al dolore di un lutto? Oppure di una relazione al capolinea? O ancora, di un passato che non ci lascia vivere il presente?

È una reazione del tutto naturale, da parte nostra. E qui ci soccorrono i consigli degli psicoterapeuti. Infatti, secondo RIZA.it, il nostro atteggiamento mentale è determinante al cospetto di una situazione che non si può cambiare. E che pertanto non riusciamo ad accettare.

La vita (s)corre al ritmo dell’imprevedibilità. Mentre noi siamo soliti vederla come una lista di cose da fare o da progettare. E quando qualcosa sfugge al nostro controllo? Precipitiamo nella crisi. È il momento di invertire la rotta. Se accettiamo di trovarci nel vicolo chiuso, tutto si attenua, perché smettiamo di lottare contro i mulini a vento. Ciò non significa che stiamo subendo un destino avverso, bensì che stiamo maturando.

Ed in quest’evoluzione personale, realizziamo che la nostra energia,invece di andare sprecata, si concentra su quello che ci compete. Che senso ha combattere contro il vicolo chiuso? Se ci ostiniamo, non facciamo altro che entrare in un circolo vizioso, che ci ruba la gioia, lasciandoci lo sconforto. Detto ciò, perché gli ostacoli ci fanno sentire frustrati e vulnerabili?

Vicolo chiuso: perché ci frustra incontrare degli ostacoli sul nostro cammino?

Nel vicolo chiuso ci sono gli ostacoli con cui fare i conti. Perché essi generano in noi un senso di frustrazione e vulnerabilità? La risposta è nel nostro bisogno di tenere tutto sotto controllo. Poiché, secondo il nostro modo di pensare, questo comportamento ci assicura la prevenzione delle difficoltà. Prevenire è meglio che curare, per la salute. Ma non in questo caso. Se qui mettiamo in atto la cosiddetta prevenzione, finiamo per stare male. Lo vogliamo? No di certo.

Non dobbiamo sentirci in colpa. È bene sapere che la prima reazione del cervello di frontealle situazioni obbligatorie è quella di scervellarsi. E quando non si prospettano delle soluzioni concrete, ecco che la sofferenza ci pervade. All’inizio tendiamo a negare un contesto doloro che ci colpisce. Ma se continuiamo così, il vicolo chiuso diventa insostenibile perché lo cronicizziamo. Questo è l’errore.

Le volte in cui la nostra mente è alle prese con la mancanza di certezze e punti di riferimento, essa precipita nell’angoscia. Pertanto, si tratta di un meccanismo biologico, per così dire. Adesso, però, lo sappiamo. Perciò, d’ora in avanti, reagiremo al vicolo chiuso con una nuova consapevolezza.

Vicolo chiuso: quale atteggiamento è bene assumere per superarlo vittoriosamente?

Più ci affanniamo nella ricerca delle soluzioni e meno ne veniamo a capo. Anzi, peggioriamo il nostro stato emotivo. Allora, cosa possiamo fare? Intanto cominciamo dalla fiducia. Occorre affidarci al flusso naturale della vita. Vediamolo pure come un fiume. Se l’acqua rimanesse ferma, diverrebbe stagnante.

Quando identifichiamo il vicolo chiuso, è fondamentale invitarlo al tavolo delle trattative. In altre parole, noi accettiamo la resa. Ed in cambio, cosa riceviamo? La riconciliazione con il nostro universo emozionale. Non è cosa da poco, se ci pensiamo bene.

La fatica derivante dagli sforzi delle lotte impari si trasforma. In cosa? In una gioia vera, mai provata prima d’ora. Provaci. Poiché la felicità abita ogni istante della nostra esistenza. Dal gesto considerato più banale a quello presumibilmente ricco di significato. Così facendo, impariamo a gustare (oltre che a comprendere) la pura bellezza di bere un bicchiere d’acqua. O di aprire una finestra all’alba. Cose che diamo per scontate ma che ci mancano, quando ne veniamo privati.

Ti trovi in un vicolo chiuso? Impara l’arte della rinascita dall’albero giapponese Hibaku jumoku

“This Is Not Here” – Yoko Ono

Se ti trovi in un vicolo chiuso, quale lezione puoi trarne? L’arte della rinascita. Esattamente come ha fatto l’albero giapponese Hibaku jumoku. La citazione di Yoko Ono, secondo alcune interpretazioni artistiche, significherebbe che le persone sono importanti. Più delle opere creative stesse.

Perché citiamo l’Hibaku jumoku? Pensa che questo albero, nonostante la bomba atomica che ha devastato Hiroshima e Nagasaki, è sopravvissuto. Come ha fatto? Ce lo spiega Focus. Siamo nel 1945, anno della Seconda Guerra Mondiale, purtroppo. Lo scienziato Harold Jacobsen crede che nulla sarebbe resistito ai bombardamenti. E non solo. Egli pronostica addirittura che non ci sarebbe stata forma di vita per circa 75 anni. Ma le previsioni hanno disatteso il futuro, fortunatamente.

Di fatto, l’Hibaku jumoku prospera protetto dallo spessore del suo tronco, affondando le radici saldamente nel terreno. Ad oggi, i semi di quest’albero simboleggiano il potere della rinascita. Ed il significato del suo nome è albero sopravvissuto.

Vicolo chiuso: il coraggio dell’accettazione ti rafforza ammortizzando lo sconforto

“Addhrunca rrivi, chianti ‘u zzippu.” – Proverbio salentino

Il vicolo chiuso ci invita all’accettazione di ogni situazione che non possiamo cambiare. Per sorridere un po’, facciamo ricorso alla saggezza popolare. Qui il proverbio salentino ci esorta a fare il possibile. Nel senso letterale, traduciamo: dove arriviamo, piantiamo un bastoncino. Ciò che si fa di solito nell’agricoltura. Nello specifico, il bastoncino si colloca sulla superficie del terreno, ad indicare un seme che germoglierà. In questo modo, un contadino ricorda quale pianta crescerà e non farà confusione.

Tutto ciò che ci appare insormontabile, va lasciato andare così com’è. Quale risultato otteniamo? Il dolore lascia il posto alla saggezza. E quest’ultima prepara il terreno fertile, dal quale germoglieranno le soluzioni. Proprio quelle che non vediamo, quando le difficoltà offuscano la mente.

Distogliendo lo sguardo superficiale, ci alleggeriamo. Ed in quest’atmosfera leggera, entra in gioco la flessibilità, altra qualità imprescindibile. Dunque, se davanti al cambiamento, cambiamo prospettiva, anche la mente seguirà. Forse non ci credi. Ma sappi che il cervello possiede elasticità. Quindi, esso per sua natura reagisce in modo fluido.

Di sicuro, ti sarà capitato di sentir sgorgare l’armonia interiore. E forse l’hai soffocata troppo spesso, in balìa dei tarli mentali. Ebbene, ora puoi dirti davvero libero. Adesso sai che accettare il vicolo chiuso si traduce in una fioritura, a suo tempo. Dedicandoti ad attività ricreative, ti distrai dal dolore. E distraendoti, arrivi alla meta: il benessere.

 

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