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Febbre Lassa: di cosa si tratta?
È un virus emorragico, il che significa che può causare sanguinamento, anche se 8 persone su 10 con questo virus non presentano sintomi visibili. Se colpisce il fegato, i reni o la milza, può risultare fatale. Questa malattia è endemica in numerosi paesi dell’Africa occidentale. Si stima che ogni anno nell’Africa occidentale vengano segnalati tra 100.000 e 300.000 casi di febbre di Lassa e circa 5.000 decessi per via di questa malattia. In alcune aree della Liberia e della Sierra Leone, dal 10 al 16 percento di tutti i ricoveri viene eseguito a causa della febbre di Lassa, indicando che in quest’area c’è una diffusione piuttosto ampia della malattia. Per giunta, i viaggi internazionali hanno solo aumentato la sua diffusione, in quanto molte persone che si recano in quella zona possono essere dei portatori passivi del virus trasmettendolo dunque anche in Europa.
Un po’ di storia
Lassa fu scoperta per la prima volta in Nigeria quando due infermiere missionarie contrassero il virus nel 1969. Il suo nome deriva dal nome del villaggio di Lassa, dove questo virus fu documentato per la prima volta. Successivamente il virus non fece altro che diffondersi ulteriormente e al giorno d’oggi è uno dei virus più diffusi e pericolosi a mondo.
Da chi viene trasmessa?
La febbre di Lassa è un’infezione virale trasmessa dal ratto Mastomys natalensis (M. natalensis), uno dei roditori più comuni nell’Africa equatoriale, presente anche nella maggior parte dei Paesi dell’Africa sub-sahariana. Nonostante questo ratto sia il primo responsabile della trasmissione del virus, esso può trasmettersi anche da persona a persona e da persona a ratto. Una volta che un ratto Mastomys è stato infettato dal virus, può espellere il virus negli escrementi e nelle urine. Chiunque venga a contatto con questi materiali è rischio. Di conseguenza, il virus può diffondersi facilmente, soprattutto perché i ratti si moltiplicano rapidamente e possono vivere nelle case delle persone. Il metodo più comune di trasmissione è per ingestione o inalazione di urina o feci di ratto. Può anche diffondersi attraverso tagli e piaghe aperte. Uno dei principali metodi di trasmissione è quello per mezzo con il cibo. Per esempio, una persona infetta può involontariamente trasmettere il virus al cibo che, dunque, quando viene mangiato da un’altra persona, si trasmette alla stessa. Altresì, la trasmissione tra le persone è possibile attraverso sangue, tessuti, escrezione o escrementi, ma non per mezzo il contatto diretto, come un abbraccio oppure una stretta di mano. Ci sono dei casi documentati sulla trasmissione sessuale del virus. La febbre di Lassa può anche essere trasferita tra pazienti e il personale in ospedali scarsamente attrezzati dove la sterilizzazione e l’abbigliamento protettivo non rispettano degli standard richiesti.
Quali sono i sintomi?
Entro i 6 giorni dall’infezione non si nota alcun sintomo. I primi sintomi compaiono solitamente tra i 6 e i 21 giorni dopo l’avvenuta infezione. Si stima che l’80% delle infezioni non causi sintomi significativi, sebbene possano esserci alcune “indicazioni” sulla presenza della virus, come il malessere generale, mal di testa e leggera febbre. In alcuni casi la febbre di Lassa potrebbe essere abbastanza grave. In particolare vale la pena prestare attenzione ai sintomi come:
- il sanguinamento dalle gengive, dal naso e dagli occhi;
- l’affanno;
- la tosse;
- il vomito;
- la diarrea;
- la difficoltà a deglutire;
- il dolore allo stomaco, alla schiena o al petto;
- i dolori cerebrali;
- il parziale perdita dell’udito, che in alcuni casi potrebbe diventare permanente;
- la pericardite;
- la pressione sanguigna troppo alta o bassa;
- il tremito ingiustificato;
- l’encefalite;
- la meningite;
- le crisi epilettiche.
Tra il 15 e il 20% di tutti i ricoveri per questa malattia terminano con la morte. La morte può avvenire entro le 2 settimane dalla comparsa dei sintomi d’insufficienza multipla di organi. Una delle complicanze più comuni della febbre di Lassa è la perdita dell’udito, che si verifica in circa una su tre infezioni. Questa perdita dell’udito varia di grado e non è necessariamente correlata alla gravità dei sintomi. La sordità causata dalla febbre di Lassa può essere costante. Questo sintomo è particolarmente pericoloso per le donne nel terzo trimestre di gravidanza.
Come avviene la diagnosi?
I sintomi della febbre di Lassa variano ampiamente e la diagnosi può essere difficile. Clinicamente, questa malattia può assomigliare ad altre febbri emorragiche virali, tra cui il virus Ebola, la malaria e la febbre tifoide. Gli unici test che possono fornire una diagnosi certa sono i test di laboratorio e tali diagnosi possono essere eseguite unicamente dalle agenzie specializzate.
Come avviene il trattamento della febbre di Lassa?
La velocità di esecuzione del trattamento può influire sulla possibilità di curare la malattia. Il trattamento avviene grazie alla prescrizione di uno specifico farmaco antivirale contro il virus che causa la febbre di Lassa. Sfortunatamente, la Ribavirina può risultare tossica per l’organismo. Al momento non ci sono altri trattamenti altrettanto efficaci e un vaccino ancor oggi è assente. Altri trattamenti mirano semplicemente ad alleviare i sintomi della febbre di Lassa e cercano di migliorare il sistema immunitario del portatore. In particolare vengono controllati i cambiamenti nel sangue, si presta una grande attenzione all’equilibrio elettrolitico, all’ossigenazione e alla pressione del sangue.
Come eseguire la prevenzione?
La prevenzione contro la febbre di Lassa si concentra sull’igiene pubblica, sull’informazione della popolazione a proposito dei sintomi di questa malattia e sul controllo della popolazione di ratti. Altresì, per diminuire la probabilità di contrarre la malattia conviene lavare regolarmente le mani e conservare il cibo in dei contenitori protetti dai ratti. Altresì conviene tenere la spazzatura lontano da casa.
Contrarre la febbre di Lassa in Italia: è possibile?
In Italia si può contrarre la febbre di Lassa solo da una persona contagiata oppure da un ratto portato nel Bel Paese dalle zone centrali dell’Africa.