Legno di sandalo. Qualcuno potrebbe associarlo alle calzature. Mentre altri sanno benissimo cos’è. Un’essenza pregiata apprezzata per le sue note olfattive legnose. Tuttavia, anche costoro dovranno ricredersi. Ma solo in parte. Perché?
Il legno di sandalo non è soltanto un protagonista di cosmesi o profumeria. Esso vale molto di più. Ed in questo approfondimento si potrà dimostrare la versatilità del legno di sandalo. Quali sono i suoi usi? E quali i costumi, invece?
Per rispondere alle domande poste, occorre partire alla volta dell’Asia sudorientale. Poiché qui, il legno di sandalo affonda le sue radici, diventando leggenda. Dunque, è il momento di affinare l’olfatto. Ma soprattutto la vista.
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Dove cresce il Legno di sandalo o Santalum album?
Il Santalum album o legno di sandalo per gli amici cresce e prospera in buona parte dell’Asia. Sì, ma dove esattamente? Per arrivarci, occorre fare chiarezza sulle radici del legno di sandalo.
Molte delle spezie sono esotiche. Ed anche il sandalo lo è. Esso discende dalla famiglia legnosa delle Santalacee. Detto ciò, si distinguono due tipi di sandalo: quello bianco ed il rosso. In quali regioni asiatiche si trova il legno di sandalo?
Origini e carattere del legno di sandalo bianco
Allora, il legno di sandalo bianco è originario dell’area asiatica indomalese, ossia quella che comprende le isole di:
- Borneo
- Giava
- Sumatra.
Dunque, il legno di sandalo bianco affonda le sue radici nell’Indomalesia, cioè l’arcipelago indonesiano dalla personalità prevalentemente indiana. Quindi, questa specie si colloca nella parte sudorientale dell’Asia.
La coltivazione del legno di sandalo viene praticata in India. Poi, dalla sua lavorazione si ottiene un olio puro dall’odore penetrante e inconfondibile.
Legno di sandalo rosso: a quale famiglia legnosa appartiene?
A differenza di quello bianco, il legno di sandalo rosso, altresì noto come padouk, discende dalla famiglia legnosa delle Fabacee. Pertanto, la distinzione non è data solo da colore. Il legno di sandalo rosso nasce dalla specie arborea denominata Pterocarpus santalinus.
La residenza del legno di sandalo rosso si trova essenzialmente sia in India sia nell’isola di Sri Lanka. Quest’ultima è nota fin dall’antichità anche con il toponimo Ceylon. Ma perché il legno di sandalo rosso assume tale colorazione?
Il motivo è presto detto. Il legno di sandalo rosso contiene la santalina. Cos’è? Una sostanza, meglio nota con il nome scientifico di glucoside: ossia un composto di zucchero e di un’altra sostanza organica, che nasce da una combinazione anidridica.
Legno di sandalo: il suo olio essenziale si rivela un versatile alleato
L’olio essenziale del legno di sandalo è molto pregiato. Di conseguenza, esso si rivela particolarmente utile nonché versatile tanto nella cosmesi quanto nell’ebanisteria. Prima di scendere nel dettaglio della sua versatilità, come si ottiene l’olio essenziale del legno di sandalo?
Dapprima, si ricavano alcune parti del legno e delle radici del sandalo. Poi, si procede con la distillazione a vapore degli elementi ricavati. Quale risultato si ottiene da questo procedimento? L’olio essenziale del legno di sandalo, per l’appunto, dalle seguenti peculiarità:
- Liquido oleoso
- Tonalità sul giallo
- Odore durevole ma piacevole
- Sapore di resina
- Irritabilità
- Solubilità in alcol, etere e cloroformio.
Le caratteristiche dell’olio essenziale del legno di sandalo possono sembrare controverse. Ed in effetti è così. Ma quando queste vengono perfezionate per il consumatore, tutto cambia e acquista una connotazione magica.
Legno di sandalo: per cosa si impiega nell’arte dell’ebanisteria?
Anche se molto spesso il legno di sandalo viene impiegato nella cosmesi, esso si predilige parimenti nell’ebanisteria. In particolare, il legno di sandalo rosso. Perché esso ben si presta nella lavorazione del legno?
Il legno di sandalo rosso ha tre qualità fondamentali, richieste dall’abile ed esperto ebanista:
- Durezza
- Compattezza
- Omogeneità.
Tali pregi fanno del legno di sandalo di rosso, il prediletto per realizzare i mobili di lusso, quali cofanetti e scatole.
Legno di sandalo: come si respira (e si vive) la sua indiscussa e longeva sacralità?
Quando si parla dell’India, inevitabilmente, si fa riferimento alle sue qualità e tradizioni spirituali. Di fatto, chiunque visiti la nazione, afferma di rimenarne tanto colpito quanto affascinato. Il profumo del suo fascino è giunto ormai ovunque. Anche attraverso il legno di sandalo.
Il termine sandalo deriva dalla lingua sanscrita, nella quale quest’albero è chiamato chandanam. Se ne parla perfino nell’antica letteratura indiana. Infatti, il legno di sandalo si coltiva da circa quattromila anni. Perché questa specie arborea è così importante nella religione induista? Gli osservanti dei riti religiosi induisti utilizzano il legno di sandalo sia nelle pratiche spirituali sia nelle cerimonie. Seppur con una leggera differenza. Quale?
In pratica, dal durame del sandalo si ricava una pasta che viene poi macinata. Una volta pronta, essa viene spalmata sulla fronte, sul collo o sul torace. A quale scopo? Al fine di favorire la preghiera e la meditazione di chiunque veneri Shiva e Vishnu.
Il legno di sandalo è in bilico tra produzione e custodia
Date le sue proprietà, il legno di sandalo è diventato oggetto di interesse internazionale. Per rispondere alla crescente domanda del legno di sandalo, vengono sottoposte al disboscamento le grandi foreste della regione di Mysore, nello stato indiano del Karnataka.
Già, perché, mentre per la cannella si scortica la corteccia dell’albero, ad esempio, il discorso cambia per il legno di sandalo. L’albero di quest’ultimo viene sradicato. Così, il governo indiano ha deciso di intervenire su tale attività depauperante, nel 2004.
Attualmente, l’esportazione del legno di sandalo è rigidamente limitata. Di conseguenza, le misure restrittive hanno comportato l’innalzamento del prezzo. E per poter garantire, comunque, l’approvvigionamento del legno di sandalo sono state avviate ulteriori coltivazioni sperimentali. Dove? Nelle seguenti zone:
- Nello stato indiano del Tamil Nadu
- Australia
- Nuova Caledonia.
Come andrà a finire? Si spera bene per il legno di sandalo,dal punto di vista ecosostenibile.
Il legno di sandalo si può riprodurre chimicamente in laboratorio?
Al fine di incontrare le esigenze di tutti, il legno di sandalo può essere imitato chimicamente in laboratorio? Purtroppo, o per (s)fortuna, sì. E questo avviene per tutte le fragranze, le cui piante sono difficili da reperire in natura o peggio ancora a rischio d’estinzione.
Per prevenire l’estinzione della flora più delicata, da cui dipende in primis la sopravvivenza, al contempo, della profumeria, si è pensato di ricreare le molecole olfattive in laboratorio. Fin dall’inizio del ‘900 era nota la struttura dei principali componenti dell’olio essenziale.
Tuttavia, bisogna attendere il 1935 affinché i chimici siano in grado di rielaborare le molecole olfattive, adattandosi alle tecnologie disponibili. La pratica, però, non è certo priva di ostacoli. Anche qui i costi sono alti ed il processo di lavorazione è faticosamente tanto lungo quanto elaborato.
Come si riconosce il vero legno di sandalo dall’olfatto?
Sebbene la similitudine olfattiva sembri pressoché identica, vi sono delle sostanziali differenze tra il vero legno di sandalo e quello finto. Allora, come si può riconoscere il vero legno di sandalo? A tal riguardo, il naso distinguerà l’eccellenza dalle seguenti peculiarità organolettiche:
- Ricchezza
- Dolcezza
- Cremosità
- Voluttuosità.
Detto ciò, l’approfondimento sul legno di sandalo termina qui, ma con un intento ben preciso. Cioè con le informazioni fornite si desidera invitare tutti a guardare le cose da varie angolazioni.
E soprattutto dalla prospettiva della realtà dei fatti. Con i piedi per terra. Ma anche con la medesima speranza che alimenta il desiderio d’una quotidianità vera e più morbida. Una vita da assaporare non come lo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia, bensì come l’aquila che sorvola il cielo. Buon viaggio olfattivo.


